Sociologia delle religioni by Max Weber

Sociologia delle religioni by Max Weber

autore:Max Weber
La lingua: ita
Format: epub
editore: Istituto Geografico De Agostini
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00


3. Dottrina e rituale dell’induismo.

Anche l’induismo, come il confucianesimo, conosce il dualismo della «dottrina» e del «dovere rituale». Ma in un altro senso. La terminologia induisticam fa in primo luogo una distinzione tra dharma e mata. Mata indica la parte costitutivadi una dottrina metafìsica della salvezza. Nella dottrina cristiana (Krsti-mata) per esempio, rientrano i seguenti concetti principali: solo gli uomini, ma tutti gli uomini, hanno un’«anima»; un essere soprannaturale ha creato dal nulla il mondo e tutte le anime; ogni anima vive soltanto una volta sulla terra, ma tuttavia è «eterna» e in seguito dovrà trascorrere la sua vita eterna o in paradiso o in inferno; Dio ha generato attraverso una vergine un figlio che è un uomo-dio, le azioni e le imprese del quale hanno un significato di salvezza per gli uomini. Che la dottrina cristiana sia soggetta a scismi sull’interpretazione di determinati punti non suscita nessuna sorpresa nell’indù, poiché lo stesso fenomeno gli è noto attraverso gli aspri dissidi dottrinali delle sue scuole e sette filosofiche; esistono tra i brahmani alcune sette di Visnu7 e Siva8 che non pronunciano mai nemmeno il nome del dio dell’altra. Del pari l’indù non è sconcertato per il fatto che da un lato esistono certi insegnamenti dottrinali il cui rifiuto esclude dalla qualifica di cristiano — essi esistono, come vedremo, anche nell’induismo, benché alcuni indù lo neghino assolutamente — e d’altra parte vi siano insegnamenti che vengono liberamente discussi in seno ad un’unica e sola chiesa cristiana — anche una chiesa con una autorità dottrinale così rigida come quella cattolica — e per i quali regna la libertà d’opinione. Infatti l’induismo conosce proprio questa libertà d’opinione nella più ampia misura immaginabile, tanto che il concetto di «dogma» gli manca del tutto. Un indù potrebbe facilmente accettare delle dottrine molto importanti e soprattutto altamente caratteristiche, quale ogni cristiano di qualunque confessione considererebbe patrimonio esclusivo di quest’ultima, senza per questo cessare di essere un indù. Potrebbe per esempio accettare tutta la cristologia con le sue elaborazioni (la quale del resto ha avuto un’influenza profonda e riconosciuta sullo sviluppo della mitologia visnuita del Krsna). Potrebbe ugualmente accettare la dottrina della giustificazione attraverso la fede (poiché questa dottrina esisteva anche nell’induismo e in particolare presso la setta dei Bhàgavata già in epoca molto anteriore a Cristo).

Più importanti dal punto di vista indù sono altre parti costitutive o meglio certi presupposti della dottrina cristiana che ne fanno, per gli indù, una dottrina di barbari (mlechha-mata), come già lo era per gli Elleni (yj -ùv (3ap(30cpcov cpiXocrcxpioc). Queste differenze farebbero anche sì che la cristologia come la dottrina della giustificazione cambierebbero radicalmente significato nel contesto dell’induismo. Queste dottrine quindi dovrebbero rinunciare in primo luogo a rivendicare una validità universale nei confronti di tutti gli indù. Infatti neH’induismo una dottrina può essere «ortodossa» e tuttavia non «obbligatoria», all’incirca come avviene per le differenze nella dottrina dell’Eucarestia presso le chiese riformate ed i luterani uniti in un’unica chiesa nazionale evangelica. Questo fenomeno non concerne punti secondari ma bensì la problematica fondamentale, per la nostra concezione, di una «religione».



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